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  • 1
  • 2
    Publication Date: 2020-02-12
    Keywords: 550 - Earth sciences
    Type: info:eu-repo/semantics/article
    Location Call Number Limitation Availability
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  • 3
    Publication Date: 2020-02-17
    Description: The Great Burma earthquake (MsGR 8.0; Ms 7.6–7.7) occurred on May 23rd, 1912, and was one of the most remarkable early 1900's seismic events in Asia as described by Gutenberg and Richter (1954). The earthquake, focused near Maymyo, struck the Northern Shan State in eastern Myanmar. Contemporary evaluation of damage distribution and oral accounts led to a correlation between the earthquake and the topographically prominent Kyaukkyan Fault near the western margin of the Shan Plateau, although direct evidence has never been reported. This study aims to find evidence of paleoseismic activity, and to better understand the relationship between the 1912 earthquake and the Kyaukkyan Fault. Paleoseismic trenching along the Kyaukkyan Fault revealed evidence of several surface rupturing events. The northernmost trench exposes at least two visible rupture events since 4660 ± 30 BP: an older rupture stratigraphically constrained by AMS 14C dating to between 4660 ± 30 BP and 1270 ± 30 BP, and a younger rupture formed after 1270 ± 30 BP. The presence of pottery, bricks and cooking-related charcoal in the younger faulted stratigraphy demonstrates Kyaukkyan Fault activity within human times, and a possible correlation between the younger rupture and the 1912 Maymyo earthquake is not excluded. The southern paleoseismic trench, within a broad transtensional basin far from bounding faults, exposes two (undated) surface ruptures. Further study is required to correlate those ruptures to the events dated in the north. These preliminary paleoseismological results constitute the first quantitative evidence of paleoseismic activity along the northern ~160 km of the Kyaukkyan Fault, and support existing evidence that the Kyaukkyan Fault is an active but slow-slipping structure with a long interseismic period.
    Language: English
    Type: info:eu-repo/semantics/article
    Location Call Number Limitation Availability
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  • 4
    Publication Date: 2021-06-03
    Description: La definizione dell’attività di strutture tettoniche è un pre-requisito fondamentale per la comprensione delle caratteristiche sismotettoniche di un settore del territorio italiano che, come l’Appennino centrale, è stato interessato in tempi storici da eventi sismici di elevata magnitudo. Dunque, l’individuazione e la caratterizzazione dell’attività tardopleistocenica-olocenica di faglie potenzialmente responsabili di forti terremoti è di cruciale importanza in un’ottica di valutazione della pericolosità sismica. Nel presente lavoro vengono analizzate due faglie normali che interessano l’Appennino centrale, la faglia normale che delimita ad ovest la Montagna dei Fiori, uno dei rilievi più esterni della catena, e quella che borda a sud-ovest il bacino di Leonessa, con l’obiettivo di dare un contributo per una migliore definizione delle caratteristiche sismotettoniche di questo settore del territorio nazionale. La faglia normale della Montagna dei Fiori è una struttura lunga almeno 15 km la cui attività è stata responsabile della dislocazione di circa 900 m del substrato carbonatico. Il piano di faglia e la scarpata ad esso associata sono visibili in modo discontinuo lungo il versante. I rilevamenti geologici e geomorfologici effettuati chiariscono come l’esposizione del piano di faglia sia esclusivamente legata a fenomeni gravitativi, anche di grandi dimensioni, che interessano le formazioni calcareo-marnose (Scaglia Cinerea, Marne con Bisciaro, Marne con Cerrogna) affioranti al tetto della struttura, e a fenomeni di erosione selettiva fra le formazione della successione umbro-marchigiana affioranti al letto ed al tetto. La faglia, inoltre, è sigillata da una paleosuperficie di origine erosiva sospesa varie centinaia di metri al di sopra del fondovalle attuale del fiume Salinello (in località Colle Osso Caprino) e da brecce di versante (in località Pozzoranno) associabili a quelle riconosciute in modo ubiquitario in Appennino entrale ed attribuite al Pleistocene inferiore. Come per il caso della Montagna dei Fiori, il piano della faglia bordiera del bacino di Leonessa è visibile in modo discontinuo lungo i versanti che delimitano il settore meridionale della depressione. I nostri rilevamenti di terreno ci consentono di attribuire l’esposizione del piano i) a fenomeni gravitativi che interessano la fascia detritica depostasi alla base della scarpata di faglia e ii) a fenomeni di erosione selettiva fra i detriti ed il substrato carbonatico affiorante al letto della struttura tettonica, ad opera di corsi d’acqua perpendicolari al versante. Depositi di conoide alluvionale (“conoide alluvionale di Leonessa”) attribuiti da alcuni autori ad un contesto cronologico compreso fra la fine del Pleistocene inferiore ed il Pleistocene medio e che determinano una superficie terrazzata chiaramente visibile in tutto il bacino, non sembrano essere stati interessati (né dislocati né basculati) dall’attività di tale faglia. Inoltre, ulteriori due ordini di conoide alluvionale depostisi al di sopra di quello sopra citato ed attribuibili tentativamente al Pleistocene superiore, sigillano chiaramente la struttura tettonica. Dunque, dalle nostre osservazioni si evince che, per quello che riguarda la faglia normale della Montagna dei Fiori, tale struttura tettonica non risulta essere attiva almeno a partire dal Pleistocene inferiore e che l’esposizione del piano di faglia è esclusivamente legata a fenomeni gravitativi e di morfoselezione. Ciò corroborerebbe quanto proposto da altri autori che attribuiscono a questa struttura tettonica esclusivamente un’attività pre- e sin- fase tettonica compressiva. Per quello che riguarda il bacino di Leonessa, è possibile ipotizzare che la faglia bordiera sia stata attiva fino al Pleistocene inferiore, creando lo spazio per l’accumulo dei depositi del conoide alluvionale di Leonessa. L’attività sarebbe poi terminata, o quantomeno si sarebbe ridotta ad un tasso decisamente inferiore a quello degli agenti morfodinamici, a partire dal Pleistocene medio.
    Description: Unpublished
    Description: Camerino (MC), Italia
    Description: 3.2. Tettonica attiva
    Description: open
    Keywords: scarpate di faglia ; Appennino Centrale ; faglie non attive ; 04. Solid Earth::04.04. Geology::04.04.01. Earthquake geology and paleoseismology
    Repository Name: Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV)
    Type: Conference paper
    Location Call Number Limitation Availability
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  • 5
    Publication Date: 2021-06-03
    Description: Il bacino di Leonessa è una delle maggiori depressioni tettoniche intermontane dell’Appennino Centrale. A differenza delle altre depressioni, disposte in direzione appenninica con la faglia bordiera principale sul lato orientale, il bacino è orientato in senso WNW-ESE ed ha la faglia bordiera principale sul suo margine sud-occidentale. Questo studio ha permesso di ricostruire l’evoluzione quaternaria del bacino attraverso un approccio multimetodologico basato sull’integrazione dei dati provenienti dal rilevamento geologico e geomorfologico a scala di dettaglio (1:10.000), supportato dall’interpretazione di fotografie aeree, da analisi paleontologico-stratigrafiche, paleomagnetiche, palinologiche e mineralogico-petrografiche. I sedimenti affioranti all’interno della depressione sono stati distinti in sintemi. Quello stratigraficamente più basso è il Sintema di Villa Pulcini – Colle Montano, costituito da un alternanza di argille, argille torbose, marne e sabbie argillose di ambiente deposizionale da lacustre a piana alluvionale a canali intrecciati (braided plain), attribuibile alla parte alta del Pleistocene inferiore. Stratigraficamente superiore al Sintema di Villa Pulcini – Colle Montano, il Sintema di Leonessa è costituito da depositi di conoide alluvionale nel settore occidentale del bacino e da depositi lacustri nel settore orientale, ambedue contenenti, nella parte alta, intercalazioni di vulcaniti risedimentate. Il ritrovamento di un molare di Mammuthus (mammuthus) cfr.M. (M.) trogontherii (Pohlig) all’interno di depositi alluvionali e i risultati delle analisi paleomagnetiche e palinlogiche consentono di riferire al Pleistocene medio il sintema.I due sintemi precedenti sono coperti a tratti da sabbie e sabbie argillose rossastre (Sintema di Terzone), con spessore che raramente supera i 5 metri, ricche di elementi vulcanici rimaneggiati. I sintemi stratigraficamente più alti del bacino sono costituiti da tre ordini di terrazzi fluviali e da due ordini di conoide alluvionale denominati Sintema di Cerreto - Monte Tilia1, Sintema di Fosso della Ripa e Sintema di Villa Falcucci – Monte Tilia2. Questi sono probabilmente da riferirsi al Pleistocene superiore – Olocene. La definizione degli eventi erosivo-deposizionali che hanno contraddistinto l’evoluzione del paesaggio nel bacino di Leonessa costituisce un passo ulteriore verso un più preciso inquadramento temporale dell’attività tettonica distensiva, del sollevamento regionale e dei cambiamenti climatici che hanno portato all’attuale assetto geomorfologico dell’Appennino Centrale.
    Description: Published
    Description: Roma
    Description: 3.2. Tettonica attiva
    Description: open
    Keywords: Bacino di Leonessa ; Evoluzione quaternaria ; Appennino Centrale ; 04. Solid Earth::04.04. Geology::04.04.03. Geomorphology
    Repository Name: Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV)
    Type: Poster session
    Location Call Number Limitation Availability
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  • 6
    Publication Date: 2021-06-03
    Description: Field investigations performed at the Marco Nonio Macrino mausoleum, located along the ancient Flaminia road, in the northern sector of Rome (Italy), as well as the analysis of the archaeological stratigraphy allowed the reconstruction of the geological history of the archaeological site during the past centuries. Our investigations defined that, after the collapse of the mausoleum, the area was affected by at least five alluvial episodes of the Tiber river that interfingered with human activities at the site that were mainly focused on the recovery and re-use of the marble composing the architectonic elements of the building.
    Description: Published
    Description: 12-21
    Description: 3.10. Storia ed archeologia applicate alle Scienze della Terra
    Description: restricted
    Keywords: Mausoleo di Marco Nonio Macrino ; alluvioni ; 04. Solid Earth::04.04. Geology::04.04.10. Stratigraphy
    Repository Name: Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV)
    Type: book chapter
    Location Call Number Limitation Availability
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  • 7
    Publication Date: 2021-06-03
    Description: We have here analysed two normal faults of the central Apennines, one that affects the south-western slopes of theMontagna dei Fiori–Montagna di Campli relief, and the other that is located along the south-western border of the Leonessa intermontane depression. Through this analysis, we aim to better understand the reliability of geomorphic features, such as the fresh exposure of fault planes along bedrock scarps as certain evidence of active faulting in the Apennines, and to define the Quaternary kinematic history of these tectonic structures. The experience gathered from these two case studies suggests that the so-called ‘geomorphic signature’ of recent fault activity must be supported by wider geomorphologic and geologic investigations, such as the identification of displaced deposits and landforms not older than the Late Pleistocene, and/or an accurate definition of the slope instabilities. Our observations indicate that the fault planes studied are exposed exclusively because of the occurrence of non-tectonic processes, i.e. differential erosion and gravitational phenomena that have affected the portions of the slopes that are located in the hanging wall sectors. The geological evidence we have collected indicates that the Montagna dei Fiori–Montagna di Campli fault was probably not active during the whole of theuaternary, while the tectonic activity of the Leonessa fault ceased (or strongly reduced) at least during the Late Pleistocene, and probably since the Middle Pleistocene. The present lack of activity of these tectonic structures suggests that the fault activation for high magnitude earthquakes that produce surface faulting is improbable (i.e.Mw5.5–6.0, with reference to the Apennines, according toMichetti et al. [Michetti, A.M., Brunamonte, F., Serva, L.,Vittori, E. (1996), Trench investigations of the 1915 Fucino earthquake fault scarps (Abruzzo, Central Italy):geological evidence of large historical events, J. Geoph. Res.,101, 5921–5936; Michetti, A.M., Ferreli, L., Esposito, E.,Porfido, S., Blumetti, A.M., Vittori, E., Serva, L., Roberts, G.P. (2000)]). If, according to the current view, the shifting of the intra-Apennine extension towards the Adriatic sectors is still active, the Montagna dei Fiori–Montagna di Campli fault might be involved in active extensional deformation in the future.
    Description: Parzialmente finanziato dalla Convenzione INGV-Provincia di Teramo
    Description: Published
    Description: 252-268
    Description: 3.2. Tettonica attiva
    Description: JCR Journal
    Description: open
    Keywords: bedrock fault scarps ; Exhumation ; Non-tectonic processes ; seismic hazard ; 04. Solid Earth::04.04. Geology::04.04.01. Earthquake geology and paleoseismology
    Repository Name: Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV)
    Type: article
    Location Call Number Limitation Availability
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  • 8
    Publication Date: 2021-06-03
    Description: Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia; CNR-IGAG, Università degli Studi di Roma TRE, DiMSAT- Università degli Studi di Cassino;
    Description: Published
    Description: 3.2. Tettonica attiva
    Description: open
    Keywords: Rilievi geologici ; sequenza sismica ; dell’Aquilano ; 6 aprile 2009 ; 04. Solid Earth::04.04. Geology::04.04.01. Earthquake geology and paleoseismology
    Repository Name: Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV)
    Type: report
    Location Call Number Limitation Availability
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  • 9
    Publication Date: 2021-06-03
    Description: Il bacino di Leonessa è una delle maggiori depressioni tettoniche intermontane dell’Appennino Centrale. A differenza dalle altre depressioni, disposte in direzione appenninica con la faglia bordiera principale sul lato orientale, il bacino è orientato in senso WNW - ESE ed ha la faglia bordiera principale sul suo margine sud-occidentale. Il più antico deposito di origine continentale che riempie la depressione non è affiorante ed è stato rinvenuto solo in alcuni sondaggi. E’ costituito da alternanze di sabbie-argillose e ghiaie (attribuite da GE.MI.NA. ad un generico Pliocene). I sedimenti affioranti sono stati distinti in sintemi. Quello stratigraficamente più basso è il Sintema di Villa Pulcini, costituito da un alternanza di argille, argille torbose, marne e sabbie argillose di ambiente deposizionale da lacustre a piana a canali intrecciati (braided plain), attribuibili alla parte alta del Pleistocene inferiore. Il Sintema di Villa Pulcini è parzialmente coperto dal Sintema di Leonessa, costituito da depositi di conoide alluvionale (conoide della Vallonina) a ovest e da depositi lacustri a est, ambedue contenenti, nella parte alta, intercalazioni di vulcaniti risedimentate. Il ritrovamento di un molare di M. (M.) trogontherii all’interno di depositi alluvionali consente di riferire al Galeriano (U.F. Slivia - ? U.F. Fontana Ranuccio) la porzione basale del sistema. I due sintemi precedenti sono coperti a tratti da sabbie e sabbie argillose rossastre (Sintema di Terzone), con spessore che raramente supera i 5 metri, ricche di elementi vulcanici rimaneggiati. Nella parte più meridionale del bacino, all’interno della profonda incisione del Fosso Tascino, sono localmente presenti due ordini di terrazzi alluvionali. Attualmente il Fosso Tascino mostra un tipico esempio di letto a canali intrecciati (braided), con una piana che supera i 100 m di larghezza. Nella zona di raccordo tra il versante NE del Monte Tilia e i Sintemi di Leonessa e di Terzone, sono stati riconosciuti due ordini di conoidi alluvionali sovrapposti, costituiti in prevalenza da sedimenti ghiaiosi con una minore componente sabbiosa, poggianti in discordanza sui sedimenti più antichi. La definizione degli eventi erosivo-deposizionali che hanno contraddistinto l’evoluzione del paesaggio nel bacino di Leonessa costituisce un passo ulteriore verso un più preciso inquadramento temporale dell’attività tettonica distensiva, del sollevamento regionale e dei cambiamenti climatici che hanno portato all’attuale assetto geomorfologico dell’Appennino Centrale.
    Description: Published
    Description: 3.2. Tettonica attiva
    Description: N/A or not JCR
    Description: open
    Keywords: Evoluzione quaternaria ; Quaternary evolution ; sintemi ; Leonessa ; 04. Solid Earth::04.04. Geology::04.04.03. Geomorphology
    Repository Name: Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV)
    Type: article
    Location Call Number Limitation Availability
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  • 10
    Publication Date: 2021-06-03
    Description: Field surveys performed by different research groups after the April 6, 2009 L’Aquila earthquake (Mw 6.1; CHIARALUCE et alii, 2011) identified the occurrence of surface faulting along the Paganica normal fault, the causative seismogenic source of the event. The different researchers provided patterns of surface rupture that slightly differ as for the northern and southern portion of the Paganica fault. We here integrated coseismic geodetic data – DInSAR and GPS – with geological observations in order to discriminate what, among the different surface rupture patterns, can be considered as evidence of primary surface faulting. Our results indicated that the Mt. Stabiata-Mt. Castellano faults, to the north, and the San Demetrio fault, to the south – along to which BONCIO et alii (2010) and GALLI et alii (2010) detected ground ruptures, respectively – probably activated solely as sympathetic (sensu SleMMONS & DEPOLO, 1986; DEPOLO, 1994) tectonic structures during the 2009 earthquake. These observations allowed to constrain the extension of the primary surface faulting from the Collebrincioni sector to the area of San Gregorio, thus representing the northern and the southern tips of the Paganica fault, respectively. This defines a total surface rupture length of 12-13 km. Our results highlight the effectiveness of entwining geological and geodetic data to discriminate primary surface faulting from secondary fault ruptures, particularly in cases of moderate magnitude earthquakes, i.e. when modest and rather subtle surface faulting can occur.
    Description: Part of this work has been carried out within the ASI-SIGRIS project, funded by the Italian Space Agency and Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia
    Description: Published
    Description: 389-402
    Description: 3.2. Tettonica attiva
    Description: JCR Journal
    Description: restricted
    Keywords: 2009 L’Aquila earthquake ; primary surface faulting ; sympathetic faulting ; Paganica fault ; central Apennines ; 04. Solid Earth::04.04. Geology::04.04.01. Earthquake geology and paleoseismology
    Repository Name: Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV)
    Type: article
    Location Call Number Limitation Availability
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